mercoledì 14 maggio 2008

Cannibalismo economico -di Marco Mostallino

L'analisi di Marco Mostallino mi sembra dello stesso tenore di quella fatta da Nicoletta Forcheri nel pezzo sulla svendita delle FS che ho postato qualche giorno fà
***********************************************
Dal Sardegna:
Guadagna e anche bene, il
Gruppo Ferrovie dello Stato. Premia
i privati che investono nelle
sue società. Aumenta le tariffe
del nove per cento in un colpo solo.
Taglia il personale al ritmo di
duemila persone all'anno, mentre
aumenta del 18,5 per cento il
carico di lavoro di ogni dipendente
che nel frattempo vede il
proprio stipendio indebolirsi: in
dieci anni (fonte ministero Trasporti)
il ferroviere ha perso il
dieci per cento del proprio potere
di acquisto.
Questo gruppo intanto costruisce
enormi centri commerciali
nelle stazioni di Roma, Milano,
Torino, Verona, Venezia,
Bologna, Firenze, Napoli: poi dà
in gestione i negozi e incassa
sempre più dagli affitti. Lo fa con
la società “Grandi Stazioni spa”,
dove sono azionisti i gruppi Benetton,
Pirelli, Caltagirone e le
ferrovie francesi Sncf.
Guardando il bilancio 2006 -
ultimo diffuso da FS - e uno studio
del ministero dei Trasporti, il
gruppo sembra perfetto, il sogno
di ogni imprenditore. Un modello
di gestione, in un'Italia economica
che bisticcia sempre con
conti che non tornano. Eppure,
questo gruppo, piange miseria,
definisce di fronte al Governo la
propria situazione come «preoccupante
» e - nella relazione al bilancio
2006 - chiede allo Stato di
«ripristinare il livello adeguato
di stanziamenti pubblici, da prevedere
in Legge Finanziaria nei
confronti del Gruppo, finalizzati
a rendere disponibili, attraverso
un meccanismo tempestivo di
trasferimenti, le risorse necessarie
ad assicurare la copertura dei
fabbisogni relativi alle attività
connesse agli obblighi di servizio
nei confronti dello Stato e delle
Regioni, al mantenimento in efficienza
della rete ferroviaria».Insomma, FS dice ai governi che
senza robuste iniezioni di denaro,
farà la fine di Alitalia. Ma attenzione.
Non tutto il gruppo,
che ormai è uno spezzatino in
parte già consegnato ai privati.
Perde solo Trenitalia, l'unica società
che interessa agli italiani
perché fa correre i treni. Nella relazione
al bilancio 2006 (firmata
dal presidente Innocenzo Cipolletta,
con Mauro Moretti Ad), si
dipinge una situazione drammatica:
«Il risultato consolidato
2006 evidenzia una perdita netta
di 2.115 milioni di euro». Un disastro,
visto che il prestito statale
ad Alitalia è di “appena” 300 milioni
di euro. Ma cosa rivela FS?
Che quella «perdita netta di 2.115
milioni di euro è essenzialmente
imputabile al deficit registrato
dalla società Trenitalia». Nel
2007, con i biglietti più cari, i conti
restano tristi ma un po' meno
(un rosso di “solo” 402 milioni). Il
resto funziona. Grandi Stazioni,
che gestisce tra l'altro le decine di
negozi e bar di Termini a Roma,
ogni anno chiude con un utile superiore
ai 10 milioni: 10,7 nel
2000, 16,3 nel 2002, 18,6 milioni
nel 2006. Insomma, chi ha amministrato
le Fs - costruite con i
soldi delle tasse - ha diviso onori
e oneri: gli oneri ai cittadini, che
nel solo gennaio 2007 hanno visto
i biglietti aumentare del nove
per cento. I costi a Trenitalia, che
rischia di diventare una nuova
Alitalia. Gli onori, in forma di utili,
ai soci privati: Benetton, Pirelli
e Caltagirone. I quali, alla fine,
con gli utili di Fs potranno comprarsi
il resto con un tozzo di pane.
Cannibalismo economico.

Nessun commento: