giovedì 8 maggio 2008

un'idea balzana!...(non più di tante altre)

Non voglio sembrare presuntuoso, ne fare la figura di quello che c'è arrivato prima degli altri; penso che chiunque possa, documentandosi appena, intuire magari in maniera profana quali possono essere le potenzialità delle nostre infrastrutture e quali interventi andrebbero supportati nell'ambito di un vasto piano di rilancio economico del sistema Sardegna all'interno e al centro dell'azienda Italia, per rioccupare quel ruolo da comprimaria,a pieno diritto, delle più grandi realtà europee.
Mi allaccerò nell'esporre "l'idea balzana" alle notizie che ogni giorno trovo in rete, alle parole degli uomini politici e ai logici ragionamenti che dovrebbero abitare nelle teste di chi ci governa e che invece infestano le menti dei cittadini generando in noi comuni mortali domande senza risposte, notti insonni e fastidioso sconcerto.
Il discorso è chiaramente applicabile alla società in generale ma io qui mi devo occupare del mio campo e del motivo per cui ho aperto questo blog:
LE FERROVIE DELLO STATO
o meglio, il trasporto merci in Sardegna sui vagoni delle ferrovie dello Stato;
detto così non ha quasi senso, come non avrebbe senso parlare di trasporto merci in Toscana o in Liguria o in ogni altra regione su ferrovia. E' chiaro che il mezzo ferrovia va al di là del puro ambito regionale. Sono concetti elementari, il treno serve per unire la grandi distanze, la terminalizzazione (l'interscambio) su gomma per le merci, ma anche per i viaggiatori visto come vanno le cose dalle nostre parti, dovrebbe coprire un raggio brevissimo dal nodo di arrivo, 50, massimo 100 km su gomma. Per distanze superiori, come ho già sostenuto in passato, i trasporti dovrebbero obbligatoriamente essere effettuati su ferro. Detto questo, veniamo al nostro assillante problema, la dismissione del servizio in Sardegna. Una minaccia inaccettabile, quasi un'intimidazione mafiosa che l'AD Moretti ci ha scaraventato addosso senza possibilità di appello. Il 30 giugno si chiude! impianti smantellati, cemento sugli scali, meno linee, meno perdite, e poi, stiamo parlando della Sardegna, una seccatura, è un'isola! ci possono arrivare i camion molto più agevolmente, ci sono le navi che imbarcano i camion....- piccola digressione, voglio ricordare che sto riportando i concetti che moretti ha espresso nel corso di numerose interviste e interventi.- c'erano anche la navi che imbarcavano i vagoni e per fortuna ancora qualcuna c'è. Sarebbe veramente il disastro economico con effetto domino che coinvolgerebbe tutta l'Italia quando è proprio da qui che l'Italia dovrebbe ripartire per dare una svolta alla sua marcescente crescita,da quello che già esiste, proiettandolo nel futuro ed allineandolo ai solchi già tracciati nelle relazioni con i paesi africani dell'area mediterranea. Mi riferisco alle relazioni già in essere con l'Algeria e con la Tunisia ,due nazioni in forte crescita economica con cui già esistono ottimi rapporti internazionali ed economici (gas, petrolio, turismo, "know-how" tecnologico ecc.).

molti detrattori sostengono che la Sardegna non abbia i numeri per giustificare il trasporto ferroviario delle merci perche è fine a se stesso, non ha sbocco, i vagoni arrivano carichi e ripartono vuoti o arrivano vuoti per essere caricati con merci in uscita (complimenti per la logistica!!!)per non parlare poi del Porto Canale. la cattedreale nel deserto per eccellenza.circa 50 anni di lavori e di miliardi buttati dalle finestre per arrivare alla situazione disastrosa dei nostri giorni in cui il porto canale è arrivato veramente al capolinea.

Ferrovie e Porto Canale a Cagliari si sono incontrate solo una volta per caso circa 25 anni fà quando al porto non c'era altro che un piazzale in parte ancora sterrato; i primi tronchi di grù automontanti arrivarono su vagoni e mio padre ebbe la fortuna di partecipare ai lavori con la sua ditta, allora rigogliosa e in continua crescita, che poi è la stessa che oggi cerco tra mille difficoltà di mandare avanti...

Ora, abbiamo due malati terminali, condannati ad una agonia terribile, con prospettive di disoccupazione per centinaia di lavoratori, in uno scenario europeo in cui l'economia sembra puntare verso il nord Africa e medio Oriente. Provino i nostri ministri appena insediati a ragionare in prospettiva ed in concorso per pianificare una azione mirata non allo smantellamento di infrastrutture ma alla valorizzazione e potenziamento delle stesse.
Lo spostamento dei binari e dello scalo merci al porto canale e la realizzazione di un invaso di attracco per i traghetti FS trasformerebbe automaticamente la Sardegna in un ponte virtuale e virtuoso verso i succitati paesi africani peraltro già dotati di un sistema ferroviario al cui sviluppo è connessa la presenza delle nostre FS.
Basti pensare che la distanza che separa Cagliari da Annaba in Algeria e da Banzart in Tunisia è la stessa che separa Golfo Aranci da Civitavecchia ed entrambe hanno un sistema ferroviario sviluppato sul fronte del porto.

Ecco, questa è l'idea balzana che mi è venuta pensando a come, diciamo, salvare capra e cavoli, in una situazione confusa come quella in cui si muove la ferrovia occupandosi di tutto fuorchè di trasporti. La rinascita sarebbe iniziare il traffico merci da e per il nord Africa senza precludere niente alle potenzialità del vettore: Container, legname e qualunque tipo di merce l'Europa riverserà nei prossimi anni sui paesi diciamo, in via di sviluppo, potrebbe passare, ma anche sostare,essere lavorata e partire dalla Sardegna, ma sopratutto lo farebbe in maniera sostenibile e fuori dalle egemonie lobbistiche che infestano i nostri mari.
La ciliegina sulla torta sarebbe quella di compiere anche un'operazione di carattere sociale e coinvolgere nel disegno la Sicilia occidentale che a Mazara del Vallo potrebbe creare le condizioni per l'attracco dei traghetti e creare così un perfetto circolo virtuoso. Non mi sembra che sia un'idea molto più assurda del ponte sullo stretto. O no?

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