domenica 15 giugno 2008

ancora amarcord

23/05/2007
F.S. Emerge un pò di verità sui 20 anni di riforma
C’è un punto al quale teniamo in modo particolare: la riforma delle Ferrovie è stata l’unica in Italia ottenuta dai sindacati.Spesso in dissenso dalle loro stesse Confederazioni e strappandola letteralmente alla maggior parte dei partiti. Quali erano le principali ragioni del contendere nelle dispute di allora fra favorevoli e contrari alla riforma?Il PCI la considerava un vulnus ideologico al suo modo di intendere l’economia. La DC pensava ad una perdita secca di potere e di influenza. I partiti minori si atteggiavano a seconda dei loro particolari interessi interni al partito. Nessuno, si badi, nessuno, negli incontri “veri”, con pochi occhi e testimoni, prendeva in considerazione il funzionamento reale dell’azienda, il suo rapporto con la concorrenza stradale, i bisogni i mobilità che si preannunciavano.Tutti pensavano alle strade, alle autostrade, ai camion e alla motorizzazione privata quali risposte più che sufficienti alle domande di mobilità.
Anche se non mancavano vicino a noi: in Francia, Germania, Austria e Svizzera approcci diversi, nei quali erano già considerati i costi energetici e ambientali dovuti al muoversi con la gomma e solo su strada. Lo sconfortante panorama politico di allora e il suo contrappeso di interessi economici, registrava una sola eccezione: il PSI, con Nenni prima e Craxi poi, è sempre stato favorevole a riformare le ferrovie e ad allentare i loro vincoli con lo Stato a favore di una maggiore “autonomia d’Impresa” che ne migliorasse l’efficienza.
La vicenda della riforma ferroviaria non è andata bene. Oltre 20 anni fa, nel 1986, c’era da invertire la tendenza del “tutto il trasporto su strada” che già era in corso.Non ci si è riusciti!
La melassa dei partiti e degli interessi a loro effluenti, ha silenziosamente ripreso il sopravvento. I sindacati, a causa delle loro riorganizzazioni interne, dei cambi negli uomini e per la loro minore abitudine alla durata, hanno perso mordente.La riforma di una azienda, nata allora per svilupparla, addirittura per puntare al “riequilibrio modale dei trasporti”, almeno in misure comparabili con quanto avveniva nei paesi vicini, è regredita – sola eccezione le nuove linee veloci comunque con ritardi elevatissimi e strapagate – fino al ridimensionamento. E’ riscontrabile nei mezzi a disposizione (carrozze e locomotori da treni), nel personale ridotto del 50%, nella efficienza degli scali e delle stazioni effettivamente necessarie, negli asset pressoché regalati all’esterno.
Molte chiacchiere, parole altisonanti ma, sotto, sotto, realtà mediocri e un atteggiamento generale favorevole a prelevare risorse pubbliche dalle ferrovie per farne dono agli altri, ai cari capitalisti privati senza capitali e, qualche volta, anche con poco onore.
Le Ferrovie, con Moretti e Cipolletta, devono purtroppo ricominciare da qui; ex novo nei rapporti con la opinione pubblica, nel fare chiarezza con la loro clientela e nei rapporti complessi con le istituzioni; a partire dai non pochi “smandrappati” che hanno assunto le sembianze di Assessori regionali ai trasporti. Soprattutto con il governo dalla cui azione duratura dipenderà davvero quale politica dei trasporti si riuscirà concretamente a fare. C’è un ritardo notevole da recuperare e c’è un rapporto sociale degli uomini del lavoro da ricostruire.
Sante Bianchini
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Non sono completamente d'accordo ma consideriamo che è stato scritto circa un anno fa.
Moretti e Cipolletta a distanza di un anno stanno dando il colpo di grazia altro che chiarezza.
Chiari ormai sono i motivi della dismissione; Enormi speculazioni immobiliari da un capo all'altro dell'isola e un tornaconto inimmaginabile ma prevedibilissimo per chi trasporterà su gomma la totalità delle merci in arrivo in Sardegna.
Buona domenica

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Carissimo Antonio, non credo che a Golfo Aranci si possa costruire nelle aree che attualmente appartengono ad f.s.

Diciamo che buona parte sono aree sottoposte a vincoli edilizi. Troppo vicino al mare per essere edificabili.
Interessi ci sono a Golfo per il fatto di investire su di un porto croceristico, per svestire i panni dello scalo merci tradizionale che bloccava il porto e che tagliava il porto in 2 con tanto di sopraelevate varie per far fluire il traffico durante lo sbarco e in imbarco.
Golfo Aranci è pur sempre un paesino carino rimasto indietro di 30 anni rispetto al resto del mondo... Se ci fosse in referendum a Golfo nel quale si debba decidere se mantenere la ferrovia o eliminarla, sapete cosa si verificherebbe? che non si raggiungerebbe il quorum perchè alla gente non gliene frega niente di niente... Da un lato è ingratitudine verso le ferrovie che hanno dato sviluppo ed autonomia al paesino... Da un lato è stanchezza per assistere ad un sistema di trasporto desueto, che rompe in 2 il paese e che perde capacità di trasporto carri di mese in mese da almeno 8-9 anni a questa parte...
Ma la maggior parte dei cittadini (almeno il 70%) non andrebbero a votare il referendum perchè è tutta gente che se ne strafrega di tutto...
D'altra parte sindaco, giunta consiglio, opposizione, sono sempre gli stessi da 30 anni... Occorerebbe l'esercito a Golfo Aranci e non il super torpore di questi anni.
Se Golfo avesse 10/15 elementi di spicco come Antonio Costa, non si sarebbe mai arrivati a questi livelli di disinteresse verso il settore trasporti... Antonio a te, comunque andrà la situazione, bisognerà riconoscere il merito di aver lottato fino alla fine per sollecitare l'opinione pubblica al mantenimento del servizio.
Complimenti per il tuo operato da parte mia e di tutti coloro che tramite me seguono le vicessitudini della dismissione.
Saluti, Luigi.

antonio costa ha detto...

Grazie Luigi...
mi metti in imbarazzo
ti abbracio
antonio